Ferite chirurgiche
Una ferita chirurgica è una soluzione di continuità della pelle e dei tessuti sottostanti, prodotta a seguito di un intervento chirurgico in asepsi con scopo diagnostico-terapeutico.
Dovrebbero andare incontro ad una guarigione senza complicazioni in tempi definiti. Ogni anno, infatti, milioni di persone sono sottoposte a un intervento chirurgico e le ferite che ne derivano guariscono entro 8-10 settimane. A volte, però, il normale processo di guarigione viene complicato da fattori intrinseci (del paziente) ed estrinseci (relativi all’intervento, alla medicazione utilizzata), che rendono la riparazione tessutale più difficoltosa [1].
Le ferite chirurgiche vengono suddivise in due tipologie, con caratteristiche ed esigenze diverse:
Si parla di guarigione per prima intenzione e sono le ferite che guariscono più rapidamente. In questo caso, i margini della ferita vengono richiusi in sala operatoria e tenuti insieme grazie all’applicazione di suture, cerotti adesivi e graffe metalliche. La cicatrice che si crea è lineare e, solitamente, poco visibile e non c’è perdita di cute o tessuti sottostanti. La guarigione è rapida (l’epidermide si ricrea in 7 giorni, con formazione di una cicatrice solida entro 1 mese e della cicatrice definitiva dopo 12-18 mesi).
Per il trattamento, la ferita viene lavata con acqua e sapone oppure con soluzione fisiologica, e viene coperta con una medicazione protettiva. Le suture o le graffette vengono rimosse dopo 5-15 giorni.
Si parla di guarigione per seconda intenzione e, in questo caso, i margini della ferita non possono essere accostati a causa di un’estesa perdita di tessuto cutaneo. La ferita quindi viene lasciata aperta e viene sottoposta a cure specifiche per agevolare la guarigione [2]. Nel caso di una ferita profonda, è possibile inserire un drenaggio per favorire l’eliminazione di alcuni liquidi (in particolare sangue o pus).
Per il trattamento, dopo l'asportazione dei tessuti morti o devitalizzati, il personale medico applica delle apposite medicazioni in grado di promuovere la guarigione in ambiente umido, che verranno sostituite a intervalli regolari, in condizioni di asepsi ottimali.
Nel post-operatorio, alcune situazioni possono ostacolare il processo di guarigione fisiologico. Una percentuale significativa delle ferite chirurgiche è, infatti, soggetta a complicanze come l’infezione del sito chirurgico (SSI-Surgical Site Infection) o la deiscenza fasciale, che causano dolore e disagio per i pazienti e sforzi ulteriori per il sistema sanitario.
L’infezione del sito chirurgico è la complicanza più frequente: un paziente su venti sottoposto ad intervento chirurgico svilupperà una lesione infetta.
L’infezione può essere superficiale se interessa solo la cute o lo strato sottocutaneo, oppure può essere più profonda, quando coinvolge gli strati muscolari e, nel peggiore delle ipotesi, organi e cavità profonde. Essendo una complicanza molto frequente, è necessario prendere tutte le dovute misure durante il decorso post-operatorio, proteggendo la lesione da eventuali agenti patogeni e gestendo in modo ottimale l’essudato.
La deiscenza della ferita chirurgica è la riapertura spontanea di una ferita precedentemente suturata. Può essere completa, quando interessa tutta la ferita, o parziale, se limitata a uno o più punti di sutura o completa. In questo caso, la causa è riconducibile alla tipologia di tecnica chirurgica utilizzata e/o all’infezione batterica presente.
Le soluzioni Urgo
Le nostre medicazioni all’argento, UrgoClean Ag e UrgoTul Ag, permettono di combattere il rischio di infezione e i segni clinici di infezione locale. L’efficacia di questi prodotti si deve alla matrice TLC-Ag, che oltre ad intervenire sull’infezione, fa ripartire il processo di guarigione della lesione e permette cambi di medicazione atraumatici ed indolori per il paziente [3].